Basta prodotti nuovi. L’innovazione che serve alle Pmi non si vede


di Rosario Bucca *

Negli ultimi anni, termini quali “Digitalizzazione”, “Innovazione” e “Change Management” sono diventati veri e propri mantra nel contesto imprenditoriale italiano. Tuttavia, la loro diffusione eccessiva ha rischiato di banalizzarne il significato, rendendo spesso difficile una concreta applicazione, specialmente per le piccole e medie imprese (Pmi). Occorre quindi passare da slogan generici a strategie specifiche, calate nella realtà concreta delle Pmi italiane.

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Prima ancora di suggerire un percorso di innovazione, è essenziale analizzare criticamente l’approccio che oggi caratterizza molte delle nostre aziende. Da un lato, infatti, la maggioranza delle imprese italiane mostra un forte orientamento verso l’innovazione di prodotto, derivante da una solida cultura imprenditoriale tecnico-produttiva, caratterizzata da un know-how altamente specializzato e da competenze manifatturiere radicate. Questa impostazione “artigianale-industriale”, pur rappresentando storicamente un punto di forza, si rivela oggi insufficiente per rispondere alle sfide di mercati sempre più dinamici, complessi e interconnessi.

Dall’altro lato, la diffusa mentalità conservativa e una certa avversione al rischio limitano la capacità di adottare innovazioni radicali nei processi aziendali, nei modelli di business o nelle interazioni con il mercato. Questo approccio riduttivo rischia di lasciare le nostre aziende impreparate di fronte alle evoluzioni globali e alle trasformazioni digitali, limitando la loro competitività a lungo termine.

Per comprendere meglio come superare questi limiti, è utile analizzare casi concreti di aziende di successo a livello internazionale, i cosiddetti “campioni nascosti”, che hanno saputo innovare strategicamente in aree spesso meno visibili ma ad alto valore aggiunto della catena del valore.

Un esempio significativo è quello di Festo, azienda leader nel settore della pneumatica, che ha radicalmente modificato la propria offerta commerciale passando da un catalogo generalista orientato al prodotto a soluzioni specifiche per settori industriali verticali. Questa scelta strategica ha consentito a Festo di posizionarsi efficacemente come specialista nei mercati target, migliorando la percezione del brand e incrementando significativamente la fidelizzazione dei clienti. Inoltre, attraverso cataloghi personalizzati sulla base delle esigenze storiche dei clienti, Festo ha creato un modello di interazione con il mercato basato sulla reale conoscenza delle necessità dei partner, aumentando ulteriormente il valore percepito della propria offerta.

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Analogamente, Bosch Power Tools ha introdotto nella propria strategia il concept dello “shop-in-shop”, creando spazi espositivi dedicati all’interno di grandi superfici fai-da-te. Questa strategia non solo ha aumentato la visibilità dei prodotti Bosch, ma ha anche migliorato l’esperienza d’acquisto del cliente finale, generando un aumento di fatturato del 30%.

Questi esempi evidenziano chiaramente come l’innovazione debba essere interpretata in senso ampio e strategico, abbracciando non soltanto il prodotto ma anche processi, modelli di business e interazioni con il mercato.

Per accompagnare le Pmi verso questa evoluzione strategica, proponiamo un percorso concreto articolato in cinque step:

  1. Ridefinizione strategica dei modelli di business: la competizione globale richiede la capacità di ripensare radicalmente i modelli di business esistenti, esplorando nuove opportunità e spazi di mercato spesso inesplorati o sottovalutati. Innovazioni strategiche in ambiti come pricing, marketing, partnership cross-industry e internazionalizzazione rappresentano strumenti chiave per espandere e rafforzare la propria posizione competitiva.
  2. Leadership e cultura aziendale: l’innovazione strategica parte dalla leadership aziendale. È fondamentale coltivare leader visionari e coraggiosi, capaci di stimolare un mindset aperto alla sperimentazione, alla tolleranza del rischio e alla collaborazione interdisciplinare. Questo cambiamento culturale deve essere condiviso e sostenuto attivamente dall’intera organizzazione.
  3. Innovazione radicale dei processi aziendali: le Pmi devono investire nell’adozione di tecnologie digitali avanzate (Internet of Things, Intelligenza Artificiale, Blockchain) per migliorare efficienza, flessibilità e competitività. Inoltre, la contaminazione tra diverse competenze interne diventa essenziale per generare idee innovative che coinvolgano tutti i processi aziendali.
  4. Centralità del cliente e interazioni evolute: la personalizzazione della relazione con il cliente e il coinvolgimento attivo nella creazione di prodotti e servizi (co-creazione e design thinking) sono elementi fondamentali per generare valore reale. L’adozione di strategie omnicanale mirate e un approccio customer-centric permettono alle aziende di anticipare le esigenze del mercato, aumentando il valore percepito dal cliente finale.
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  6. Investimento continuo in capitale umano e open innovation: infine, è fondamentale investire sistematicamente nel capitale umano, attraverso programmi formativi continui e aggiornamento delle competenze manageriali e tecniche. Creare sinergie con università, startup, incubatori e centri di ricerca, in una logica di open innovation, consente di accelerare l’acquisizione di tecnologie, idee e metodologie innovative.

L’INNOVAZIONE CHE NON SI VEDE, MA FA VINCERE

  1. Ridefinire strategicamente modelli di business e approcci al mercato.
  2. Promuovere una leadership innovativa e una cultura aziendale orientata al cambiamento.
  3. Innovare radicalmente i processi aziendali con tecnologie digitali evolute.
  4. Rafforzare la relazione con il cliente attraverso strategie omnicanale e personalizzazione.
  5. Investire continuamente in capitale umano e open innovation.

Seguendo questo percorso, le Pmi potranno trasformare l’innovazione in una leva concreta di successo competitivo globale.

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* Corporate & Business Strategy Advisor Artser

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