Sono 5.788 le imprese che dall’Emilia Romagna esportano verso gli Stati Uniti, di cui 1.256 potrebbero essere danneggiate dai dazi Usa secondo l’indagine condotta da Unioncamere regionale. Il 73% delle aziende esportatrici sul mercato Usa, pari a 4.305, hanno sede legale in regione e realizzano l’84% del fatturato export complessivo.
Per Guido Caselli, vice segretario di Unioncamere Emilia Romagna e curatore dello studio, le imprese più esposte ai dazi Usa rappresentano «il 90% dell’export emiliano romagnolo verso gli Stati Uniti, contribuiscono per la metà al totale delle esportazioni regionali nel mondo, danno lavoro a oltre 105.000 persone, realizzano 50 miliardi di euro di fatturato».
A livello settoriale, quelle più colpite sono le filiere collegate alla meccanica a presentare i valori di vulnerabilità più elevati: dal 43% delle aziende delle macchine per l’agricoltura fino al 33% dell’automotive, ma l’impatto si sentirà anche nel settore farmaceutico e biomedicale, in parte nel settore agroalimentare e alcune realtà della moda.
Nel 2024, l’Emilia Romagna ha rappresentato, con un export di beni verso gli Usa di quasi 10,5 miliardi di euro, pari al 16,2% del totale delle esportazioni italiane nel mercato americano (64,8 miliardi di euro), la seconda regione per valore assoluto dopo la Lombardia (con il 21,2% dell’export nazionale negli Usa), prima di Toscana (15,8%) e Veneto (11,2%). Per la regione gli Stati Uniti rappresentano il 12,5% dell’export regionale complessivo (83,6 miliardi di euro).
I principali settori per valore di export sono: i mezzi di trasporto/automotive (quasi 3,3 miliardi di euro esportati, pari al 31% dell’export regionale verso gli Usa), i macchinari e gli apparecchi industriali (3,1 miliardi di euro, pari al 29%), l’industria alimentare e delle bevande (98 milioni di euro, pari al 9,4%). Senza contare l’impatto e le ripercussioni sulla farmaceutica (circa 650 milioni di euro, pari al 6,2%).
Le risposte ai dazi Usa voluti dall’amministrazione Trump possono essere diverse. Per il presidente di Unioncamere Emilia Romagna, Valerio Veronesi, «l’unica possibile difesa è consentire alle imprese di aumentare la loro competitività internazionale: sono gli imprenditori che affrontano una situazione così incerta e complessa. Per questo riteniamo ineludibile rilanciare immediatamente le misure del “4.0” per liberare gli investimenti in innovazione e contemporaneamente prevedere forme di garanzia statale per i finanziamenti bancari come è stato fatto durante il periodo della pandemia. In parallelo dobbiamo creare ogni azione possibile per attirare in Emilia Romagna quei cervelli che in questi giorni vengono licenziati e privati dei finanziamenti necessari per loro ricerche».
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